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Accanto al lavoro creativo dello scultore Adolfo Wildt (Milano 1868-1931), importantissima fu l'attività didattica, che trova ne "L'arte del marmo", del 1921, la sua teorizzazione e, a partire dal 1926, la sua realizzazione pratica all'Accademia di Brera, in quella che venne definita "Officina milanese", in cui si formarono molti degli scultori contemporanei. "L'arte del marmo" è l'opera di un artefice, a cui preme trasmettere agli allievi la sua dura esperienza. Tuttavia si insinua in ogni pagina una luce metafisica. Come un alchimista medioevale, come un maestro scalpellino, Wildt conosce tutti i segreti dell'arte di lavorare il marmo, "materia, viva, sonora e splendida, che amai sin da ragazzo di un amore febbrile e disperato". E di questa "lavorazione" Wildt qui parla, con passione, con continui riferimenti all'arte del passato, in uno stile vivissimo, che rende la lettura avvincente anche per chi non abbia un interesse specialistico al tema trattato.